Nella mattinata di venerdì 29 giugno è stato effettuato un recupero archivistico di una certa importanza per la storia della Chiesa reatina. Il personale dell’Archivio Storico Diocesano ha infatti provveduto a trasportare in curia l’archivio della confraternita della Santissima Trinità, Beata Colomba e Morte. L’operazione è avvenuta contestualmente al sopralluogo effettuato nella chiesa di San Pietro Martire, dichiarata inagibile in seguito alla violenta scossa di terremoto del 30 ottobre 2016, dal Consiglio per gli Affari Economici delle parrocchie, congiunte in unità pastorale, di Santa Maria in Cattedrale e di Santa Lucia.
Il parroco, don Paolo Maria Blasetti, ha accolto subito l’invito degli archivisti a mettere in sicurezza presso la sede dell’istituto di conservazione diocesano i preziosi registri e le varie carte sciolte che documentano la parabola storica della confraternita nata nel 1785, per volere del vescovo Saverio Marini (1779-1812), dall’associazione del sodalizio intitolato alla Beata Colomba, attivo in San Donato dal 1661, a una pia adunanza di nuova istituzione, la compagnia della Morte, il cui compito statutario era quello di occuparsi del pietoso ufficio della sepoltura dei defunti poveri. Trasferita a San Pietro Martire nel 1820 (allora fu aggiunto il riferimento alla Santissima Trinità, sotto il cui titolo una compagnia dei Mercanti aveva avuto sede nella chiesa sin dal 1734), la confraternita vi ha operato fino alla metà del secolo scorso.
I pezzi che compongono l’archivio non sono ignoti ai reatini, che avevano avuto modo di “scoprirli” in occasione dei grandi festeggiamenti per il cinquecentesimo anniversario della nascita al cielo di Colomba da Rieti nel 2001. Gli storici locali avevano inoltre potuto utilizzarli come fonti anche al tempo della loro custodia affidata ai parroci di Santa Lucia. Con il loro versamento nell’Archivio Storico Diocesano essi saranno ora più agevolmente a disposizione degli studiosi, che potranno consultarli unitamente ad altra documentazione già posseduta dall’istituto: non soltanto le carte, tutte sedimentatesi nell’archivio capitolare, inerenti la formalizzazione sei-settecentesca del culto della terziaria domenicana, la controversia con la confraternita delle Stimmate della cattedrale e poi il processo tardo-ottocentesco e primo-novecentesco dapprima di «concentramento» sotto la Congregazione di carità e poi di vera e propria «trasformazione» che, fra resistenze e azioni legali, avrebbe portato alla fine de facto di un’esperienza ricca di implicazioni religiose, aggregative e patrimoniali; ma anche il registro, da tempo facente parte della serie Confraternite dell’archivio vescovile, delle congregazioni della compagnia della Beata Colomba precedente alla mutazione mariniana e un libro di censi, canoni e crediti che, relativo alla seconda metà del XIX secolo, è emerso durante le operazioni di movimentazione interna del fondo del Seminario vescovile, anch’esso in curia dagli anni ’80 del Novecento. A questo corpus adesso si aggiungono – oltre ai vari avvisi sacri, a qualche fotografia e a diversi documenti sciolti che saranno schedati nei prossimi giorni – due edizioni del Martirologio romano (una del 1750 e una del 1886), un Offizio della Beatissima Vergine Maria del 1870, il libro riportante i nominativi di tutti i confratelli dal 1789 al 1903, quattro registri di messe che coprono l’arco cronologico compreso tra il 1840 e il 1957, lo statuto dell’arciconfraternita della Morte di Roma (cui Marini aveva voluto aggregare la sua creatura), ma soprattutto i due libri delle congregazioni dal 1786 al 1935, che rappresentano dunque la prosecuzione del volume già conservato nell’Archivio Storico Diocesano consentendo di abbracciare quasi integralmente la storia del sodalizio, colto nell’evolversi della sua vita tanto amministrativa quanto devozionale.